Per rilanciare la PA occorre ripristinare i controlli

Su NT+ del 30.11.20220, con l’articolo “La Pa ha bisogno di più qualità non di meno regole”, Umberto Fantigrossi propone un’analisi priva delle fascinazioni degli slogan manageriali alle vongole, ai quali siamo fin troppo abituati da oltre 30 anni.

Alcuni suggerimenti proposti dall’Autore sono talmente di buon senso e fondati sull’osservazione empirica di decenni di degrado dell’azione amministrativa, da apparire perfino scontati:

“indispensabile riformare la legge generale sul procedimento amministrativo, adottando un codice amministrativo vincolante per qualsiasi tipo di ente e di ufficio pubblico”;

“Va poi totalmente ripensato il sistema dei controlli”

alleggerire il regime delle responsabilità, che spesso inducono il pubblico funzionario a non decidere o ad assumere non la migliore decisione possibile, ma quella che comporta per lui il minor rischio di conseguenze. L’abolizione dell’abuso d’ufficio va nella giusta direzione

“appuntamento da non mancare è quello della migrazione verso il cloud delle banche dati pubbliche e dalla loro piena interoperabilità, sempre promessa e mai ottenuta“.

Anche il punto maggiormente delicato – che non si ritiene condivisibile – riguardante il superamento del reato di abuso d’ufficio è interessante, visto che l’Autore ricollega tale ipotesi al ripristino di controlli preventivi di legittimità.

E’ evidente che nel corso degli ultimi 30 anni la riduzione progressiva del campo di applicazione del reato di abuso d’ufficio (dimostrata dalle pochissime notizie di reato e da numeri quasi nulli di sentenze di condanna), abbinata alla deleteria eliminazione dei controlli, non solo non abbia dato soluzione ai problemi di legittimità dell’azione amministrativa esplosi nel 1992 (ma noti da tutti da ben prima), ma abbia creato le condizioni di una diffusissima gestione opaca e al di fuori – poco o tanto – dei confini della legittimità, senza alcun efficace strumento di prevenzione e contrasto.

La normativa anticorruzione non ha avuto, purtroppo, nessun effetto concreto. Ha solo creato bellissimi piani, occasioni di formazione etica interessanti, strumenti di analisi, ma non ha mai inciso davvero nella riduzione del rischio: ogni volta che sono emersi casi gravissimi di corruzione e plateale violazione dei conflitti di interessi o delle regole di trasparenza, chi sia andato a verificare ha potuto constatare che l’ente interessato era sempre dotato di un forbitissimo e splendido piano triennale di prevenzione della corruzione, completamente inutile.

Il reato di abuso d’ufficio protegge i cittadini dalla protervia del potere pubblico, quel potere novello Caligola che pensa di poter nominare un cavallo come dirigente, appaltatore, consulente, a detrimento di qualsiasi principio di merito e imponendo alla PA costi a fronte di esiti di assoluta inefficacia.

Il reato d’abuso d’ufficio non solo danneggia le singole vittime (i partecipanti ad un concorso o un appalto, la persona che si vede conculcato un diritto o prodotto un danno in virtù di decisioni intenzionalmente volte a procurarglielo), ma costituisce un danno all’immagine della PA, alla sua efficienza, alla sua qualità e all’erario.

Per questo va conservato. Ma, una maggiore tutela degli amministratori e funzionari che li aiuti a non cadere in decisioni illegali può e deve provenire dalla costituzione di un sistema di controlli preventivo rigoroso ed efficiente.

Non si tratta di ripristinare vecchi organi e vecchie procedure. Quando vennero aboliti i Co.Re.Co. eravamo ancora negli anni ‘90, internet e procedure digitali non c’erano, la sottoposizione di atti cartacei ai controlli era lunga e farraginosa.

Oggi gli atti possono essere oggetto di accessi diretti da remoto, le istruttorie su decisioni adottate in Puglia svolte da un ente di controllo operante in Piemonte così da garantire totale estraneità, e poste in essere in tempo reale; eventuali audizioni per acquisire deduzioni dell’ente controllato, gestite telematicamente.

La Corte dei conti o l’Anac potrebbero essere enti dai quali gli organismi di controllo potrebbero dipendere funzionalmente, evitando il paradosso di soggetti come segretari comunali o responsabili anti corruzione assoggettati al capestro dello spoil system.

E’ tutto molto chiaro, molto evidente. Ma da 30 anni quasi si insiste su una china che fin qui ha solo creato inefficienze e danni.

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Un commento

  • Roby

    Condivido il pensiero che la Corte dei Conti potrebbe fare controlli preventivi (io lavoravo quando c’era il Co.Re.co e la P.A. funzionava meglio) ma oggi moltissimi magistrati della Corte dei Conti sono più impegnati a tenere corsi, convegni e scrivere libri più che fare i controllori ma chiaramente è tutto legale e tutto legittimo. Dove troverebbero il tempo di fare i controlli preventivi?

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